mercoledì 18 luglio 2007

Libertà di pancione


Seduti vicini, sfiorandosi le mani, sui divanetti della sala d’attesa, al fresco dell’aria condizionata con sottofondo di musica jazz. Tutti un po’ avanti negli anni, certamente non anziani ma neppure ragazzini, segno che di tempo ne è passato parecchio in attesa di un momento di gioia non ancora arrivato. Coppie diverse tra loro, per aspetto fisico, estrazione sociale o professionale, ma tutte legate dallo stesso destino che li ha portati a condividere quei divanetti in un caldo pomeriggio d’estate. Mentre aspettavo di essere ricevuta dal mio medico per il solito tagliando annuale che spetta di prassi a noi femminucce, sfogliavo distrattamente un giornale e li osservavo di sottecchi, seri e pensierosi, e mi chiedevo se avrei percorso la stessa strada se fosse capitato a me. La voglia di pancione è umana e naturale e credo fermamente che non debba essere negata a nessuno, in nessun modo. Non è un percorso facile da intraprendere quando non si ha la fortuna di ritrovarsi in mano lo stick che ti segnala la positività senza averci pensato molto, in alcuni casi senza averci pensato affatto. E’ una strada in salita, fatta di attese in studi medici, analisi e provette, numeri incomprensibili, diagnosi e cure, speranze accese e delusioni cocenti. Una strada che se non si è ben forti e consapevoli di ciò che ci aspetta rischia di far crollare anche la mente più dura e la volontà più ferrea, una strada che ha visto tante coppie abbandonarla lungo il percorso, distrutte dall’infelicità e dalla frustrazione. Al muro, coloratissime e un po’ sovrapposte, un collage di fotografie di tutti quei bellissimi risultati raggiunti, paffutelli, in pannolino, con ciuccio in dotazione o placidamente addormentati nelle loro culle, come tanti ex-voto in una cappella della Vergine Maria, a dare speranza a coloro che forse stanno per abbandonarla, convinti che a casa loro la cicogna non arriverà mai. I loro sguardi scorrevano sulle foto senza soffermarsi troppo, per timore forse dell’ennesima illusione, dell’ennesima delusione. Io avrei voluto abbracciarli, baciarli, dirgli di non perdere la forza e la fiducia, di crederci fino in fondo, mentre in muta ammirazione li osservavo seguire il camice bianco lungo il corridoio. E in silenzio ho pregato per loro.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Certe volte mi sento un mostro,non ho mai desiderato un figlio,eppure chi mi vede con gli animali dice che per come sono amorevole, sarei una mamma perfetta.
E invece sono una persona egoista,troppo legata ai suoi spazi e alla sua liberta...
Valeria

Gallinavecchia ha detto...

Valeria, anche secondo me saresti un'ottima madre. In ogni caso non sentirti un mostro, primo perché non lo sei, secondo perché libertà di pancione significa anche libertà di non desiderarlo. Un bacio.

Anonimo ha detto...

Hai ragione,ma a volte le persone mi chiedono quanti anni ho,e da quanto sono sposata,subito dopo mi fanno:-oh ma non puoi avere bambini?-
Io non ci ha mai provato,quando era il tempo per averli,avevamo troppi problemi con l'attività,e adesso semplicemente non ce la sentiamo più...è un peccato questo,mi chiedo?
Valeria

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