lunedì 4 agosto 2008

Eppur l'amavo

Eppure mi piaceva tanto l'estate. Quella dei miei ricordi, delle corse nel campo davanti alla casa di mio nonno mentre il silenzio era rotto solo dal frinire delle cicale e dalle voci di noi bambini che giocavamo a nascondino tra gli ulivi incuranti del sole e del caldo. Quella della camera fresca con gli scuri accostati che lasciavano filtrare appena una carezza di luce e i miei passi che risuonavano nudi sul cotto liscio e freddo mentre mi alzavo alla chetichella per andare a prendere una copia di Topolino invece di fare il riposino pomeridiano. Quella delle notti che tornavamo a piedi dal circolo dove avevamo passato un paio d'ore a frescheggiare guardando le coppie ballare il liscio e le stelle sembravano appese sulla testa come lampadine attaccate a un filo di ragno. Quella dei giochi in cortile insieme a tutti i bambini del palazzo, un-due-tre-stella, guardie e ladri, i quattro cantoni, i segreti sussurrati a cavalcioni sul muro di cinta, con le madri che ci chiamavano dai balconi quando era l'ora di cena. Quella della partenza per il mare con la Fiat 850 di mio padre tirata a lucido per l'occasione, le file di ombrelloni, le cabine di legno umide e buie dove cambiarsi il costume, gli aerei che sorvolavano bassi la spiaggia lanciando in mare regalini e sorprese che i babbi si tuffavano a recuperare per i bimbi e guai a uscire dall'acqua senza. Quella di uno sciame di bambini pedalanti a cercare di arrivare su fino in cima alla salita della chiesa senza mai appoggiare il piede in terra, del rifugio costruito sui rami dell'olivo con tre assi in croce e tanta fantasia e può salire solo chi fa parte del club. Quella dei gelati presi al tavolino della gelateria, colorati, allegri e ricoperti di ombrellini che poi custodivo gelosamente per giocarci con le Barbie, mentre mio padre compilava in religioso silenzio la schedina del Totocalcio bianca e verde che ben s'intonava con il suo pacchetto di Nazionali Esportazione che faceva capolino dal taschino della camicia a mezze maniche. Quella dei pomeriggi da sola in terrazza mentre allestivo piscine nei catini del bucato e le lenzuola stese ad asciugare diventavano sipari di teatri per i miei spettacoli improvvisati davanti ad un pubblico composto da tre bambole, un orso di peluche beige e le due sorelline del balcone accanto. Quella che ben ricordo, come se fosse ieri. Così pura, così vera e purtroppo così diversa.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Come "c'hai" ragione... come mi ci rivedo... Sarà che le estati non sono più come una volta o sarà che non siamo più noi come una volta?...?

Francesca Palmas ha detto...

è che noi non siamo più quelli di una volta...ma forse il gusto di quelle estati lo si ritrova negli occhi dei bimbi...Prova a frugar negli occhi della pulcina... (un bacione, sono tornata :)

miciapallina ha detto...

Tutto passa e tutto cambia....
E' vero, anche io ricordo con nostalgia delle mie estati da piccolina, ma è l'estate che rimpiangiamo o come eravamo noi allora?
Piccole, spensierate, che ci beevamo del poco come se fossero immensi tesori?
Ti voglio bene.....

Lenny ha detto...

cerca quell'estate ancora. la puoi trovare negli occhi di tua figlia.
e tornerai ad amarla come sempre.
Ti abbraccio forte.
Lenny

johnny ha detto...

purtroppo cambiamo noi e cambiano le cose. Non è molto chiaro come le cose siano collegate..ma va così. Io però l' estate l' ho sempre odiata, ma prima la odiavo di meno! mo fa pure più caldo......a piacere di conoscerti.

Moky in AZ ha detto...

Le responsabilita' ci hanno cambiati, credo... non ci riamne che ricordare quei momenti, quei sapori, quei profumi (la focaccia di primo mattino... mamma come mi manca!!), i rumori.... a me torna il sorriso!! peccato che almeno i miei pargoli non potranno mai capire... pero' mi consolo pensando che loro avranno altri ricordi dell'estate!!

ruben ha detto...

Ma no... non è tutto perduto! Ognuno, di propria iniziativa, può contribuire - se non proprio a tornare indietro - a recuperare certe cose. Magari non mangeremo più il Nembokid con la speranza di veder scritto sullo stecchetto "hai vinto il freesbee" (!), ma possiamo non lasciarci condizionare dalle mode di massa, e ripristinare vecchi rituali come quello della passeggiata con il cono in mano e, nelle serate speciali, la vecchia nafta invece delle coppe super-esotiche che però non hanno il sapore dell'amarena sulla panna... Possiamo offrire la cedrata o l'orzata Fabbri invece di bibite super elaborate di ultima generazione. Potremmo anche preferire i "Giochi senza frontiere", la sera, se la TV li proponesse al posto dei vomitevoli Cesaroni...
Baci!

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