lunedì 21 settembre 2009

Vino al vino

Non bevo, ma è come se bevessi. Nel senso che ancora non mi sono arresa alle lusinghe della nobil bevanda e continuo ad impersonare la moglie pecora nera del novello sommelier, limitandomi ad assaggiare giusto un dito ogni tanto e ben più spesso a respirarne il bouquet, ma l’atmosfera appassionante dell'universo del vino mi coinvolge ugualmente, mi affascina così tanto che, da astemia, riesco ad ubriacarmi lo stesso. Una sbornia di sensazioni, una sbronza che coinvolge tutti i sensi tranne uno. Figuriamoci se bevessi, sai che spettacolo, dovrebbero portarmi via a braccia. Nel frattempo adoro farmi travolgere da questa ebbrezza che mi riempie di gioia. Amo star lì a guardare i produttori che versano nei calici mentre narrano i come ed i perché di un certo vino, mentre gli appassionati o i semplici curiosi girovagano col calice al collo come api che ronzano di fiore in fiore, succhiando un po' lì e un po' là. Guardo, osservo, studio, rimiro. E' un mestiere di passione quello del vignaiolo, di quelli fatti col cuore e la fatica, e si vede. Ti parlano di un vino e di un'annata come di un figlio, di una vendemmia particolarmente buona come di un esame superato col massimo dei voti, di un invecchiamento in barriques come di un gioiello tenuto in cassaforte. Mi rapisce e mi incanta davvero questo mondo. Mi piace, mi piace assai. E anche se sicuramente sarà pur vero che non è tutto oro quello che luccica e che business is business tra i vigneti come tra le pareti di un ufficio, ho la sensazione che vi sia una rara purezza tra coloro che vivono di questo, un maggior calore e sicuramente tanta forza, che trasmettono negli sguardi e nei sorrisi cordiali. E mentre in cielo si addensavano i nuvoloni neri di un temporale di fine estate, osservavo gli avventori di questo semplice e intrigante appuntamento nel cuore del Chianti, gente del luogo e gli immancabili americani, molti uomini ma anche tante donne e, soprattutto, tanti giovani che chiacchieravano e ridevano tra una degustazione e l’altra. E chissà se sono stati solo i miei occhi a vederli diversi o forse il merito è davvero dei calici che stringevano tra le mani, ma mi sono sembrati lontani anni luce da quella gioventù un po’ sciupata che trascorre le serate inseguendo l’happy hour.

2 commenti:

miciapallina ha detto...

Che bel mondo...
Che voglia di esserci anche noi...
per fortuna ci sono i tuoi racconti!
nasinasi

PaolaFrancy ha detto...

no no, non è il vino! quei giovani sono davvero lontani dagli amanti dell' happy hour!
e te lo dice una che è cresciuta a milano, dove se non prendi l' aperitivo tutte le sere ( come me, per esempio, visto che sono separata e ho un bimbo di tre anni di cui mi occupo e che non intendo far crescere tra un mojito e un negroni sbagliato )sei insignificante ...
che ci vuoi fare?

paola

LinkWithin

Blog Widget by LinkWithin